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A Vincenzo Amicuzi

 

 

 

Quando che in auto lascio il nostro borgo

non guardo più sull'aspra terra della collina

sopra la casa del tuo sudore... Ti porgo

un pensiero al vento, verso la torre antica,

solitaria come la tua anima bellissima,

maestosa e umile come il Velino che gia scorgo.

E quando ci domandavamo: chi è Dio ?

Or so che siamo noi, che eri tu caro zio.

Oh nostalgia di te che col Novecento andasti via ,

dei tuoi ricordi di guerra, dei campi di sterminio,

bel ragazzo di scura e fitta chioma , dalle forti mani

in dignità riavuta con il coraggio della fantasia !

E del tuo boccione che non era vizio ma poesia,

come l'infinito verde dei monti carseolani:

se sei tu quest'aria  aprica che me li fa lontani...

 

anno  2000